Una chiacchierata con Fabrizio Barozzi di Alberto Rossini
L’ Architettura del Necessario
“Per noi e’ veramente importante costruire solo cio’ che e’ necessario. Riuscire a costruire solo cio’ che e’ necessario implica inevitabilmente un processo di riduzione degli elementi al minimo, trovare veramente quegli elementi che sono costitutivi del progetto.”
Fabrizio Barozzi
E’ in questa affermazione che e’ possibile riassumere il processo ideativo dello studio Barozzi Veiga, ovvero una accurata e continua ricerca verso la riduzione della complessità intesa come analisi di quegli elementi che sono davvero necessari e vitali per un’architettura.
Tale metodo riassume una varietà di passaggi e considerazioni che coinvolgono ogni aspetto del progetto di architettura, passando dal macro al micro in continuazione.
L’interesse dello studio Barozzi Veiga e’ volto a definire, tramite un processo che non e’ mai lineare, un elemento che possa riassumere in se’ qualsiasi funzione, ovvero che sia il piu’ versatile possibile. In questo modo forme naturali e spontanee trovano la loro definizione grazie ad un chiaro e necessario gesto architettonico, il quale riassume in se’ la sintesi degli elementi fondanti di un progetto. Il vero valore di questo processo sta nell’identificazione di un rapporto con la preesistenza, un dialogo preciso e rispettoso con il genius loci dei luoghi.
Alcuni progetti dunque nascono dal rapporto che vogliono instaurare con gli edifici o i contesti con i quali vanno a confrontarsi: e’ allora possibile che un nuovo intervento prenda le proprie “radici” storiche legandosi indissolubilmente con quello che e’ il territorio nel quale viene a collocarsi. Il tema del “radicamento” e’ affrontato talvolta utilizzando soluzioni ipogee o andando a riprendere elementi e/o strutture proprie dei siti di progetto: scopriamo quindi, osservando piante e sezioni, che in realtà in alcuni progetti ci sia un collegamento quasi vitale fra edificio storico e progetto.
L’analisi che Fabrizio Barozzi fa del concetto di “radice” ci porta a capire come in realtà il processo ideativo voglia essere molto delicato e rispettoso nei confronti di quegli edifici che, seppur per motivi diversi, sono già presenti e hanno una certa importanza: il progetto dunque nasce dallo “scontro” fra la delicatezza dell’edificio esistente e le richieste programmatiche del progetto.
L’architetto deve dunque farsi interprete della espressione dei luoghi e della volontà collettiva entro cui si trova a lavorare: la lettura che un architetto fa del contesto e’ necessariamente legata alla contingenza storica del periodo ma deve essere quanto piu’ possibile interpretazione di un momento che non deve necessariamente influenzare l’evoluzione futura delle città.
Questo processo può dunque essere descritto come una vera e profonda critica delle condizioni, ovvero dei caratteri e delle forme già presenti sul luogo; tale critica permette la condensazione di differenti linguaggi ed elementi trasposta poi in archetipi moderni, analogie attuali di forme storiche ed ideali canonici.
Da ciò ne deriva quanto sia importante la definizione del Necessario in architettura, ovvero una ricerca di una continuità fra i luoghi e la loro storia tradotta poi in elementi moderni definibili Interstizi, elementi della tradizione che diventano un nuovo modo di rivedere in chiave moderna l’origine storica di un luogo.
Bündner Kunstmuseum Chur by Barozzi Veiga
“Avvicinandosi al progetto scopriamo che in realtà l’intervento propone un collegamento quasi vitale, come se l’edificio progettato prenda le proprie radici da Villa Planta in un gesto quasi poetico. Nonostante i due corpi siano apparentemente staccati, in realtà il progetto si sviluppa a livello ipogeo, radicandosi nel sottosuolo per “attingere” alla storia e al Genius loci della città di Chur creando una nuova centralita’ e un nuovo legame.